Il pentagramma Ogni suono con una frequenza determinata viene rappresentato con una nota musicale. I nomi delle note sono: do, re, mi, fa, sol, la, si. La serie si conclude sul do successivo, dando luogo a un intervallo di otto note, chiamato ottava. Nei paesi anglosassoni la nomenclatura delle note è invece alfabetica, a partire dalla A che rappresenta il la. Le note musicali vengono scritte nel rigo musicale, formato da cinque linee, chiamato pentagramma. Il pentagramma consente di definire l’altezza di ogni suono, con l’inserimento delle note in una posizione precisa, nella linea o nello spazio, e tramite simboli detti chiavi, posti all’inizio di ogni rigo. Le tre chiavi di sol o di violino, di fa o di basso, e di do rappresentano un punto di riferimento: indicando l’altezza attribuita a una delle linee, rendono possibile ricavare la collocazione di tutte le altre note. Le note che per la loro estensione si trovano al di fuori del pentagramma vengono annotate su brevi linee aggiuntive (tagli addizionali) al di sotto o al di sopra del pentagramma. Si dice battuta, o misura, ogni porzione di rigo delimitata da due stanghette verticali; essa costituisce l’unità di tempo di base per determinare la durata delle note comprese in essa. Il ritmo La musica si svolge nel tempo, e nel tempo deve essere organizzata; elemento essenziale della musica, il ritmo è rappresentato da una pulsazione che si ripresenta regolarmente nel tempo. Essa può presentarsi in gruppi binari (a due battiti) o ternari (a tre battiti) o in combinazioni ottenute dalla loro unione o dai loro multipli e sottomultipli. Nel succedersi delle pulsazioni, la battuta o misura – cioè un’unità metrica compresa tra due successivi battiti forti – costituisce un sistema di riferimento con al suo interno tempi forti (il primo, detto in battere) e tempi deboli (detti in levare). Essa si esprime con una frazione posta sul pentagramma subito dopo la chiave: il numeratore indica il numero di battiti compresi in ogni battuta, il denominatore mostra invece il valore di ognuno di questi battiti. Per esempio, il simbolo 2/4 indica due tempi (battiti) del valore di un quarto ciascuno, il primo forte, il secondo debole: in questo caso abbiamo una misura binaria. La frazione 3/4 segnala invece una misura ternaria, con tre battiti (forte, debole, debole) che hanno valore di un quarto ciascuno. La notazione moderna tiene conto, oltre che dell’altezza dei suoni, anche della loro durata. Quest’ultima viene indicata esattamente – anche se non in senso assoluto, ma relativamente ai valori delle note tra loro – impiegando note bianche o nere, con l’aggiunta o meno di aste o tagli. Partendo infatti dalla semibreve, che è attualmente la nota più lunga nell’uso comune e che vale 4/4, ogni figura di valore inferiore dura esattamente la metà della precedente. Ogni semibreve si può dividere in 2 minime, 4 semiminime, 8 crome, 16 semicrome, 32 biscrome e 64 semibiscrome.